Google vs tasse, tra democrazia e business. Contenuti per tutti?
Google affronta direttamente la questione “diritti di autore”, promuovendo una campagna di sensibilizzazione tra gli utenti, contro la BundesTag: il governo tedesco, guidato da Angela Merkel, intende tassare la condivisione di contenuti editoriali, ossia, spingendo Google a versare un compenso per tutti quei contenuti che vengono inclusi, indicizzati e diffusi sul proprio motore di ricerca. Come si comporta l’azienda di Mountain View nei confronti di questa decisione? Promuovendo attraverso i canali media e social media la petizione “Difendi la tua rete“.
“Difendi la tua rete”, due visioni differenti
Non è oscura agli occhi degli editori (e degli addetti ai lavori del web, come esperti SEO, Copywriter, Social Media Marketer) l’immensa importanza che riveste l’indicizzazione dei propri contenuti sul motore di ricerca di Google. Certo, il business generato dalla condivisione di tali contenuti, e per mezzo del quale la grande G ha costruito il proprio fortino, può spingere i governi a tentare di monetizzare: i problemi che ne derivano non sono da sottovalutare, però. Infatti, se non si può escludere che Google ottimizzi gli introiti sfruttando la creatività e la professionalità intellettuale di editori, giornalisti, content writer etc., non bisogna neanche dimenticare come lo strumento creato dall’azienda di Mountain View sia funzionale agli stessi protagonisti dei testi. Due visioni apparentemente democratiche, entrambe hanno uno sfondo di diffusione libera, come la stessa natura del web consiglia. Ma l’una escluderebbe l’altra.
Democrazia dei contenuti: Google e il motore di ricerca
Google, il più noto motore di ricerca, nasce dall’intento (prettamente democratico) di ordinare e coordinare informazioni e renderle pubbliche, in funzione degli utenti. La macchina generatasi ha sviluppato interessi economici notevoli, a doppia mandata:
- Da un lato Google ha iniziato a guadagnare sull’opera di autori selezionati dal web
- Dall’altro, gli autori/editori hanno sfruttato la grande macchina per generare business
Ci troviamo in difficoltà nell’interpretare le soluzioni paventate (ossia, la tassazione di Google per l’utilizzo di contenuti di terzi, oppure il mantenimento del regime libero): Quale la più democratica? Il business (inteso quello degli editori e dei creativi del web), potrebbe risentire di un’eventuale tassazione del lavoro svolto automaticamente da Google?